Propr. K. Houghton H., attrice statunitense. Alta, magra, le lunghe gambe slanciate, lo stupendo volto coperto di lentiggini, proviene da una famiglia progressista e anticonformista, il padre medico famoso, la madre plurilaureata e con un passato da suffragetta militante. Frequenta il college, ma sin da giovanissima la sua aspirazione è diventare attrice. Dopo un non brillante esordio in teatro, il cinema si rivela presto il suo autentico universo. Evita l'apprendistato esordendo da protagonista in Febbre di vivere (1932) di G. Cukor. L'anno seguente ottiene il suo primo Oscar per l'interpretazione in Gloria del mattino (1933) di L. Sherman, nelle vesti di una ingenua e sfortunata attrice di teatro in cerca di scrittura. Dopo alcuni film di routine, tra i quali Amore tzigano (1934) di R. Wallace, e Primo amore (1935) di G. Stevens, torna a lavorare con Cukor in Piccole donne (1933), tratto dal celeberrimo romanzo di L.M. Alcott, e successivamente in Il diavolo è femmina (1936). Ben presto emerge il suo peculiare talento per la commedia sofisticata, specie in coppia con C. Grant, suo partner in Il diavolo è femmina, in Incantesimo (1938) e in Scandalo a Filadelfia (1940), anch'essi di Cukor. Si mostra frizzante e irresistibile soprattutto in Susanna! (1938) di H. Hawks, ma si trova a suo agio anche in ruoli drammatici, come in Palcoscenico (1937) di G. La Cava. Dotata di un talento sopraffino, riesce a calarsi in qualsiasi ruolo, con una tensione recitativa che va nel profondo e che tende a celare il naturale glamour sotto un magnetismo quasi indecifrabile e dietro un'alta gamma di vibrazioni psicologiche, capaci di dar vita a deliziosi personaggi dal profilo romantico come a figure femminili del tutto emancipate. Alternando commedia e dramma, recita in La donna del giorno (1942) di G. Stevens, per la prima volta in coppia con S. Tracy (con il quale stabilirà un solido rapporto di vita, mai però sfociato nel matrimonio), e successivamente, tra gli altri, in Prigioniera di un segreto (1942) di G. Cukor, Tragico segreto (1946) di V. Minnelli, Il mare d'erba (1946) di E. Kazan, Lo stato dell'unione (1948) di F. Capra, La costola di Adamo (1949) di G. Cukor. Ormai matura, ancora più asciutta e scarna, in La regina d'Africa (1951) di J. Huston è capace di incarnare magistralmente il personaggio della missionaria zitella che alla fine si scioglie nelle braccia di un rozzo e beone avventuriero interpretato da H. Bogart (che ottiene il suo unico Oscar). Di lì in poi, ormai assolutamente padrona di una consumata arte scenica, recita in numerosi altri film, ottenendo tra l'altro il suo secondo Oscar per Indovina chi viene a cena (1967) di S. Kramer, un'opera che scava nelle profondità dei pregiudizi razziali annidati anche in una famiglia cosiddetta progressista. Grandiosa la sua recitazione in Tempo d'estate (1955) di D. Lean, Il leone d'inverno (1968, Oscar come miglior attrice) di A.?Harvey, La pazza di Chaillot (1969) di B. Forbes, Le troiane (1971) di M. Cacoyannis, Sul lago dorato (1981, Oscar come miglior attrice) di M. Ryddel, quest'ultimo in coppia con H. Fonda (qui al suo ultimo film). Quasi novantenne recita in un cammeo nel film Love Affair - Un grande amore (1994) di G.G. Caron. Protagonista ininterrotta per oltre sessant'anni, incarna in maniera emblematica l'eleganza, la misura e la maturità del grande cinema hollywoodiano dell'età classica.